Strategia Energetica Nazionale: i nostri commenti – ultima parte

19 09 2017

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9 – Conclusioni

A conclusione di questa nostra analisi della Strategia Energetica Nazionale 2017, riportiamo qui di seguito una sintesi dei principali elementi di criticità da noi riscontrati nel documento di consultazione, assieme ad alcuni suggerimenti e proposte migliorative.

Nel metodo:

  • Riconosciamo il merito dell’attuale Governo di voler elaborare una nuova Strategia Energetica attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti potenzialmente interessati. Riteniamo tuttavia poco chiaro il processo che, dall’analisi delle osservazioni pervenute, dovrebbe portare all’approvazione del testo definitivo: a garanzia del principio di trasparenza, suggeriamo che a conclusione del periodo di consultazione vengano resi pubblici tutti i contributi pervenuti e che venga in seguito convocato un tavolo tecnico allargato (e.g. la Conferenza Nazionale sull’Energia) nel quale analizzare e discutere le diverse proposte, garantendo in questo modo un confronto tra le parti e un processo di sintesi il più possibile trasparente e condiviso.
  • Nella SEN 2013 venivano evidenziate diverse criticità relative alla governance del settore energetico, che a distanza di quattro anni sono ancora irrisolte. Preso atto della rinuncia alla modifica dell’articolo 117 della Costituzione, la SEN 2017 si limita ad auspicare un maggior dialogo con le amministrazioni locali, sottolineando la centralità del ruolo delle Regioni nel processo decisionale.
    Al fine di evitare gli errori compiuti nel recente passato, suggeriamo al legislatore di definire con più chiarezza gli attributi giuridici della SEN e gli effettivi strumenti attuativi a disposizione del Governo, soprattutto per quanto riguarda la definizione, l’approvazione e la realizzazione delle infrastrutture energetiche di rilevanza nazionale, di cui la nuova SEN si fa portatrice (e.g. potenziamento della rete elettrica, nuovi impianti di rigassificazione, gasdotti, centrali termoelettriche, stoccaggio di idrocarburi) e che potrebbero facilmente portare a lunghi contenziosi tra lo Stato centrale e le amministrazioni locali.

Nel merito:

  • Riteniamo che l’orizzonte temporale di riferimento della SEN sia ridotto e non permetta di giudicare i benefici sul lungo termine degli interventi proposti. Se da una lato gli obiettivi al 2030 sono coerenti con le scadenze e i traguardi stabiliti a livello comunitario nell’ambito del Clean Energy Package, dall’altro lato è importante che il documento evidenzi anche una visione strategica di più largo respiro, identificando il percorso verso la totale decarbonizzazione del sistema energetico entro il 2050,  così come delineato nell’Energy Roadmap 2050.
  • Tutte le analisi e proiezioni della SEN appaiono completamente scorporate dallo studio dell’andamento demografico e delle dinamiche macroeconomiche in atto nel nostro Paese. Si tratta a nostro parere di un’impostazione errata della prospettiva di analisi. Gli impatti della struttura demografica in fase di riassestamento già da qualche decennio potrebbero manifestarsi anche nel breve periodo nel settore energetico (lato domanda) e nel medio periodo in quello industriale e tecnologico (lato offerta), con effetti certamente non prevedibili in ogni aspetto, ma che meritano urgenti considerazioni per lo studio di soluzioni preventive e mitigative.  
  • La SEN rimarca, correttamente e coerentemente con le proiezioni degli organismi internazionali, il ruolo del vettore elettrico nel processo di decarbonizzazione dell’economia. Tuttavia, il documento non fornisce alcuna stima, neppure generica, sull’andamento del fabbisogno elettrico italiano e sulle ripercussioni di una maggiore elettrificazione dei consumi sulla produzione nazionale di energia elettrica e sul bilancio import-export.
  • La SEN stabilisce una penetrazione delle fonti rinnovabili fino al 50% sul fabbisogno elettrico entro il 2030, proponendo inoltre tre diversi scenari per il phase-out parziale o completo del carbone. La composizione complessiva del mix generativo rimane tuttavia poco chiara: non si comprende, nel documento, di quanto aumenterà il ruolo del gas metano e se, in ottica di decarbonizzazione, è previsto anche il phase-out degli impianti alimentati a petrolio o suoi derivati.
  • La scelta di basarsi sul gas per sopperire alla aleatorietà delle fonti rinnovabili, a nostro parere è in contraddizione con gli stessi obiettivi dichiarati dalla SEN, essendo il gas pur sempre una fonte fossile e clima-alterante, le cui difficoltà di approvvigionamento sono già largamente discusse nella SEN.
  • Sempre relativamente al settore elettrico, riteniamo che gli interventi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di cui ai punti precedenti non siano adeguatamente supportati da un’analisi dei costi, in particolare per quanto riguarda gli investimenti necessari all’installazione di nuova capacità rinnovabile, al repowering degli impianti che giungeranno a fine vita, al maggior fabbisogno (non quantificato nel testo) di gas metano come fonte baseload e/o di backup, nonché agli adeguamenti dell’infrastruttura di approvvigionamento.  
  • In generale, risultano carenti le valutazioni sul reale impatto che gli obiettivi fissati e gli interventi proposti avranno sulla decarbonizzazione, ad esempio in termini di riduzione della densità di emissione di gas clima-alteranti per unità di elettricità prodotta (gCO₂/kWh) o di mancate emissioni a seguito dell’elettrificazione dei consumi domestici e del trasporto pubblico e privato.
  • In particolare, pesa l’assenza di un’analisi anche solo abbozzata delle emissioni legate all’intera filiera, ossia al ciclo di vita di impianti, sistemi e componenti mediante i quali si intende incrementare l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. È innegabile infatti che solo grazie a questo tipo di analisi (Life Cycle Assessment) ogni sforzo di riduzione del tenore di carbonio del settore energetico nazionale, ossia a livello locale, potrà ottenere risultati concreti nel bilancio della decarbonizzazione a livello mondiale: un valore anche bassissimo di intensità carbonica raggiunto in una determinata area geografica ed economica non può avere effetti positivi globali se ottenuto a discapito di un incremento di tale intensità altrove.
  • Nonostante nella SEN si affermi l’intenzione di  <<utilizzare ogni leva possibile>>, il mix energetico proposto pare ridursi a una combinazione gas-rinnovabili senza che questa scelta sia adeguatamente argomentata rispetto ad altre soluzioni tecnologicamente altrettanto valide. A nostro parere, sarebbe opportuno confrontare  tutti i possibili scenari di decarbonizzazione, incluso per esempio quello che prevede l’utilizzo di energia nucleare per contribuire alla frazione baseload del mix elettrico. Bisognerebbe infine, sulla base di un’analisi costi-benefici stabilire quale sia la soluzione ottimale da un punto di vista della riduzione delle emissioni clima-alteranti, della fattibilità economica e della sicurezza energetica.
  • Sebbene l’Italia dipenda fortemente dalle importazioni di combustibili fossili e nel documento vengano ampiamente sottolineate e discusse le numerose e gravi problematiche di sicurezza degli approvvigionamenti, la nuova SEN certifica un netto calo della produzione nazionale di idrocarburi.  Tuttavia, il mancato sostegno alle attività estrattive di gas e petrolio non viene discusso né giustificato. Risulta inoltre in netta controtendenza sia rispetto all’aumento previsto del fabbisogno (in particolare di metano) sia rispetto alle analisi del documento strategico del 2013 sulle potenzialità delle riserve di gas e petrolio sul territorio italiano e sui positivi impatti economici e occupazionali di un aumento delle estrazioni.
    Alla luce di queste osservazioni, suggeriamo di integrare la SEN con un’analisi costi/benefici della decisione di non ricorrere ad un aumento delle attività estrattive, che permetta di valutarla in termini comparativi ㅡ dal punto di vista dell’impatto ambientale, economico e sociale ㅡ rispetto a tutti gli altri interventi che vengono proposti nel documento e solo finalizzati ad un aumento della capacità di importazione di gas (i.e. rigassificatori e gasdotti).
  • Relativamente al settore dei trasporti, proponiamo che la SEN definisca in maniera più chiara gli obiettivi di elettrificazione dell’autotrazione privata. Le indicazioni sul numero di colonnine di ricarica elettrica previste per il 2020 appaiono vaghe e riferite ad un orizzonte temporale troppo limitato.  Risulta inoltre assente una valutazione sugli effetti che una massiccia elettrificazione dei trasporti potrà avere sull’andamento dei consumi, sui costi infrastrutturali per gestire il carico di potenza in occasione dei picchi di ricarica, sulla necessità di ridefinire norme, protocolli e regimi di tassazione dell’elettricità. Consigliamo inoltre di introdurre un capitolo dedicato all’idrogeno come vettore energetico ed in particolare per l’utilizzo in celle a combustibile (FC) nei veicoli elettrici. L’idrogeno infatti, opportunamente prodotto potrebbe avere in futuro un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni e nel miglioramento dell’efficienza nei trasporti.
  • Per quanto riguarda il capitolo dedicato alla ricerca, cogliamo positivamente l’intenzione di procedere ad una razionalizzazione degli investimenti e una semplificazione delle procedure. Altrettanto condivisibile è la volontà di sostenere la ricerca e l’innovazione nel settore delle energie rinnovabili, che anche a causa di generosi incentivi erogati solo sul lato della domanda, negli ultimi decenni hanno registrato un miglioramento delle prestazioni piuttosto limitato, con una penalizzazione delle filiere produttive nazionali, rimaste poco competitive rispetto alla concorrenza.
    Nella stesura di questo capitolo, risulta tuttavia evidente uno scarso coinvolgimento di università, centri di ricerca ed industria che avrebbero dovuto e potuto dare un contenuto più specialistico e puntuale, rimarcando i settori tecnologici nei quali il nostro Paese già oggi può vantare qualità ed eccellenza.In particolare, riteniamo che nella SEN siano state tralasciate le ricerche su alcune tecnologie di primaria importanza per la decarbonizzazione, tra cui il nucleare di IV generazione e la fusione. Proponiamo dunque di coinvolgere maggiormente gli enti di ricerca per la stesura di questa sezione e di definire un preciso elenco di priorità nel campo della ricerca ed innovazione.

APPENDICE: Chi siamo

Il Comitato Nucleare e Ragione nasce nel 2011 nell’immediatezza dell’incidente nucleare di Fukushima, mentre è in corso la campagna informativa in vista del Referendum abrogativo sul nucleare come nuova fonte energetica.
L’informazione generalista a quel tempo prese una piega del tutto propagandistica e tutt’altro che scientifica, dunque alcuni giovani si mobilitarono per diffondere una visione più obiettiva dei fatti, con un approccio scientifico; diversi furono gli incontri pubblici nel corso dei quali scienziati ed esperti del settore svelarono in maniera accessibile a tutti gli aspetti scientifici più reconditi della radioattività, spesso poco conosciuti ma vicini alla realtà di tutti. I temi affrontati furono non sono l’energia nucleare come fonte energetica tramite fissione, ma anche gli usi sanitari e industriali della radioattività.
Il Comitato ha monitorato e continua a monitorare l’evoluzione dell’incidente di Fukushima, con pubblicazioni e conferenze periodiche e persegue la propria opera divulgativa sull’energia, in particolare quella da fonte nucleare, con regolari approfondimenti tramite web e social networks e visite tecniche a impianti di produzione.
In seguito all’esito della consultazione referendaria sull’energia nucleare, preso atto del fatto che l’abbandono dell’energia elettronucleare da fissione lasciava aperti numerosi interrogativi sulle strategie di approvvigionamento energetico dell’Italia, il Comitato redigette il documento “Una Costituzione Energetica per l’Italia”[24] al fine di promuovere la convocazione di una Conferenza Nazionale sull’Energia per la stesura di un nuovo piano energetico nazionale.
Tra il 2012 e il 2013, in occasione della consultazione pubblica sulla SEN del governo Monti, alla voce del Comitato si unirono, tramite un appello online, oltre 500 tra cittadini e associazioni[25]. Un’interrogazione parlamentare trasversale sull’opportunità di convocare la Conferenza nazionale sull’Energia giace inevasa dal maggio 2013.
In occasione del ciclo di conferenze tenutosi durante la manifestazione “Fare i conti con l’Ambiente” a Ravenna nel 2015, è nato il “gruppo di lavoro e pensiero” denominato “Energie per l’Italia del futuro”, gruppo aperto ed apolitico in cui sono confluite e continuano a crescere sinergie culturali di diversa provenienza. Non si tratta né di una associazione né di altro che una sorta di luogo virtuale di incontro, tra ricercatori scientifici, tecnologi, economisti ed ambientalisti, ecc… una sorta di pensatoio alimentato principalmente dalla inquietezza intellettuale del Comitato Nucleare e Ragione ma aperto a tutti coloro che hanno a cuore il futuro energetico dell’Italia.
Il Comitato Nucleare e Ragione è iscritto al registro per la Trasparenza dell’Unione Europea.

[24] https://conferenzaenergia.wordpress.com/scarica-il-documento/
[25] https://conferenzaenergia.wordpress.com/adesioni-allappello/


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Una risposta

19 09 2017
nucleareeragione2

L’ha ribloggato su Nucleare e Ragionee ha commentato:
L’ultimo capitolo dell’analisi sulla SEN 2017: le conclusioni.

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